Iniziano i lavori nei gruppi…

La prima giornata di lavori del Campus è stata ricca di contenuti. L’analisi della disciplina normativa del patrimonio culturale di interesse religioso, sia da un punto di vista dell’ordinamento dello Stato (Fiorita e D’Angelo) sia da un punto di vista dell’ordinamento delle religioni, in particolare del diritto canonico (Madonna e Gianfreda), è stata accompagnata anche da due interventi sui temi del marketing culturale (Negri) e dell’esperienza della diocesi di Piacenza-Bobbio (Ferrari).

Le relazioni hanno offerto interessanti spunti di riflessione ai partecipanti al Campus. La discussione continuerà adesso nei gruppi di lavoro, che si sono costituiti al termine dei lavori:

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La tutela e la valorizzazione del patrimonio immateriale, tra diritto internazionale e diritto interno

di Luigi Mariano Guzzo

È ancora scarsa in Italia la consapevolezza dell’importanza di tutelare e di valorizzare i cd. beni “immateriali” o “intangibili”, che compongono il patrimonio demoetnoantropologico (tant’è che questi beni vengono anche solitamente indicati con l’acronimo D.E.A.). Da questo punto di vista, l’ordinamento giuridico italiano sembra essere per certi aspetti troppo ancorato all’idea di “materialità” del bene culturale, secondo la definizione che di questo ne offriva la Commissione Franceschini come “testimonianza materiale avente valore di civiltà”.

In realtà l’aggettivo “materiale” scompare nella definizione che di bene culturale offre l’art. 148 del d.lgs.vo n. 112 del 1998, circa la distribuzione di compiti e funzioni tra Stato, regioni ed enti locali. Tant’è che la disposizione comprende anche un riferimento al patrimonio “demoetnoantropologico”, come farà peraltro pure l’art. 4 del Testo Unico in materia di beni culturali e ambientali (d.lgs.vo n. 490/1999).

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Lo scippo silenzioso sul futuro dei beni culturali

di Domenico Bilotti

Un’altra estate calabrese va a bilancio. Il consuntivo presentato dai professionisti del settore alberghiero non appare negativo. Sembra tuttavia sin troppo ridotta la percentuale di turisti che arriva in Italia e che da altre mete scende o sale in Calabria. Ancora troppo tenue, poi, la quota di villeggianti in Calabria che dalla loro località marittima o montana visita i plessi museali ben presenti in regione. Traduciamo: pochissimi arrivano in Italia con l’intenzione di visitare la Calabria; pochissimi tra quelli che la prescelgono sanno davvero cosa vedere o ne hanno vera intenzione. Una debacle che ci periferizza oltremisura dalle rotte nazionali più battute. Siamo colpevoli o incolpevoli?

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Marketing del Patrimonio Culturale Religioso: la dimensione digitale

di Francesca Negri

La quotidianità della nostra vita è costellata oggi da numerosi quanto brevi e intensi momenti durante i quali ricerchiamo, con una certa urgenza, delle informazioni precise: ad esempio, se i sintomi che ci sembra di provare corrispondano alla descrizione dell’influenza del momento, oppure gli orari di apertura del luogo verso il quale stiamo per recarci, e via dicendo. Spesso, lo strumento che permette di ottenere queste risposte è lo smartphone, perché queste ricerche avvengono “on the go” o mentre, in una frazione di tempo libero, si iniziano a programmare le vacanze per il prossimo break lavorativo.

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I Parchi Culturali Ecclesiali, nuove vie di evangelizzazione e di sviluppo dei territori

di Luigi Mariano Guzzo

Non sarebbe corretto guardare al patrimonio culturale, anche a quello di interesse religioso, esclusivamente nella sua dimensione materiale. Per “patrimonio culturale”, infatti, intendiamo tanto i beni culturali quanto i beni naturali o ambientali, pure nelle loro espressioni immateriali. Di ciò possiamo trovare conferma anche nella Chiesa cattolica, se guardiamo all’esperienza dei “Parchi Culturali Ecclesiali”. Si tratta di un progetto nato dall’idea di Giovanni Gazzaneo, coordinatore di “Luoghi dell’infinito”, il mensile del quotidiano “Avvenire”, e sviluppato dall’Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport.

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BeWeB – Beni ecclesiastici in web

E’ oramai il punto di riferimeto della ricerca nel web di beni culturali ecclesiastici. Il portale BeWe è il risultato un avventuara avviata dalla CEI sul finire degli anni Novanta e che oggi è una realtà imprescindibile per conoscere il Patrimonio cultuale ecclesiastico italiano.

Su BeWeb, che sarà oggetto di discussione durante i lavori del Campus, segnalo alcuni scritti pubblicati su DigItalia, rivista del digitale nei beni culturali, edita dal 2005 dall’ICCU:

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Verso una nuova definizione di Museo. La proposta di ICOM Italia.

di Giulia Mazzoni

Lo Statuto dell’International Council of Museums, approvato a Vienna il 24 agosto 2007, prevede che per “museo” debba intendersi “un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”.

Avvertendo la necessità di adeguare questa nozione ai cambiamenti globali, ICOM ha aperto un dibattitocirca il ruolo sociale dei musei del XXI secolo. È stato a tale scopo costituito lo Standing Committee on Museum Definition, Prospects and Potentials (MDPP), al quale è stato affidato il compito di studiare e modificare la nozione di “museo”.

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